32. CHARTRES E DINTORNI

 L’accessibilità moderna all’informazione in un presente continuo, la grande macina della post-modernità che tocca la sua acme nella “rete”, fa dimenticare il fantastico tesoro del lascito ereditario simbolico, di parole, di cui godiamo. Una verticalità di cui si era più consapevoli in altre epoche, nel Medioevo per esempio, un’epoca che guardava verso l’alto e all’indietro per paura del presente e del futuro: mentre i monaci amanuensi si prodigavano per tramandare il Senso (occidentale), la tradizione orale continuava a mantenersi viva con i continui apporti vocali immaginifici di cui si nutriva e si nutre. Fu Dante Alighieri a trarne profitto per dare la migliore risposta.

 Tutto ciò che sappiamo consiste in un lascito di discorsi fatti da gente morta e sepolta (che in vita dialogava senza mai capirsi del tutto) cui non avremmo accesso senza l’impeto amoroso di qualcuno che non li oblii, qualcuno che, senza vantare alcuna autorialità riguardo la loro comprensione, li riprenda e continui a parlarne. E non c’è peccato peggiore che tradire tale atto di liberalità disconoscendone il valore. Dopo la madre è l’affabulatore il maestro necessario a che possiamo dirci vaccinati contro il virus della fine della Storia con il siero del senso delle parole, precario perché soggettivo.

 Ci vuole niente per sperperare un’eredità linguistica priva di legato, quando non le si riconosca una eccedenza rispetto il “principio di realtà” o il primum vivere. Essa sopravvive nei calembours, nei Witze, nelle metriche e rime dei proverbi, negli apparenti nonsenses, nei giochi di parole che Lacan sdoganizza a livello di metodo euristico, mentre, a un livello “superiore”, erudito, sopravvive nell’interesse per le etimologie.

 Il più grande valore della lingua è l’ambiguità nascosta, antica e indispensabile in ogni suo elemento, nata dai “malintesi intercorsi nella sua storia, tanto che ogni lingua si è costituita come loro integrale”. Luogo di infinite variazioni infinitesimali manifestamente inadatto per fondarvi verità definitive.

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